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Fungo Epigeo




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La determinazione del fungo e la sua commestibilità vanno affidati a micologi certificati, nei centri di controllo degli enti sanitari (ASL). Informazioni errate o incomplete potrebbero recare danno con intossicazioni o avvelenamenti addirittura mortali.
Non azzardare il consumo di funghi, potresti mettere a repentaglio la salute e persino la vita tua e dei tuoi commensali.
CAPPELLO 70-130 (200) mm, emisferico, poi convesso, per lungo tempo appianato-convesso, in vetustà anche revoluto; orlo piuttosto spesso, unito, non striato, eccedente-appendicolato; di aspetto sericeo-brillante, bianco, avorio, poi con più o meno debole sfumatura crema ocracea al centro, glabro, talora con qualche lembo dissociato, residuo del velo generale.
LAMELLE libere, fitte e sottili; bianche, negli adulti assumono una sfumatura crema rosata, filo minutamente fioccoso, intercalate da lamellule tronche.
GAMBO 80-170 x 15-25 (35) mm, robusto e al contempo slanciato, progressivamente dilatato verso il basso; subbulboso-radicante alla base, pieno, sodo, bianco, sovrapposto da fioccosità concolori, assai tenere e fugaci.
VOLVA  membranacea, spessa, piuttosto alta, inguainante nella parte basale, libera all'orlo; esternamente ocracea, ocraceo aranciato pallido, color argilla chiaro, biancastra all'interno.
ANELLO collocato molto in alto, abbastanza spesso ma di consistenza caratteristicamente soffice-tenera (evoca la panna montata), più o meno dissociato-evanescente: bianco, striato superiormente.
CARNE assai abbondante, ovattata, bianca nel cappello, più compatta nel gambo, con sfumature ocracee, odore salmastro, poco gradevole, sapore dolce.
MICROSCOPIA spore lungamente ellissoido-ovoidali, lisce, 9,5-11 x 5,5-7 um; amiloidi.
HABITAT è ritenuta una specie termofila, ma estende la propria diffusione anche a zone subalpine, seppur più raramente. Nei boschi litoranei di querce e pini dov'è molto abbondante e sotto latifoglie in boschi collinari dov'è più rara.
NOTE - La taglia, i colori e la consistenza soffice-tenera dell'anello costituiscono ottimi elementi diagnostici che dovrebbero consentire di scongiurare eventuali confusioni con le Amanita bianche mortali. In letteratura si annovera una A. proxima a volva più colorata, fino a fulvastra che parrebbe essere più o meno tossica; questo consiglia una certa cautela nell'utilizzo a scopi culinari.